domenica 8 giugno 2014

Se la vita che salvi è la tua



Ci si perde, facilmente.
Ci si ritrova, a fatica.
Se dovessi sintetizzare in due righe il tragitto che Fabio Geda fa percorrere ad Andrea Luna, insegnante precario, educatore volontario e mancato padre di famiglia, utilizzerei sicuramente queste poche parole.
E’ proprio durante il lungo percorso che consente di dare un qualche senso compiuto, o perlomeno sensato, alla propria storia di vita, che si realizza quanto sia semplice smarrirsi.
Il percorso che il protagonista del romanzo compie correndo a perdifiato verso la stanza dell’ospedale dove la moglie Agnese ha appena perso il loro bambino; l’imperscrutabile sentiero mentale che lo porta, dopo essere incappato casualmente in un servizio su di una mostra inaugurata al Metropolitan Museum di New York, a digitare sul browser del computer le parole ‘New York last minute’; l’incomprensibile acting out che lo conduce a gettare il proprio cellulare e l’intera sua vita passata in un laghetto del Central Park dopo numerosi tentativi falliti di prendere un aereo per rientrare in Italia; tutti questi passaggi appaiono come una sorta di discesa agli inferi che conduce Andrea a smarrirsi in una vita di strada che si riassume in un turbine di incontri distruttivi con gli altri ma soprattutto con se stesso.
Saranno le cure disinteressate di un preadolescente –Benjamin- e l’accoglienza comprensiva ma non compiacente della madre di questi –Ary-, che faranno nascere da questi ultimi incontri affetti sinceri e un amore disteso. Ma tutto ciò rappresenta solo l’inizio di un lungo cammino. “Perché – gli dice Ary commentando l’immagine de ‘Il ritorno del Figliol prodigo’ di Rembrandt- iniziamo tutti con l’essere figli (…) Ma siamo tutti, tutti chiamati a diventare il padre, alla fine.”
Ed è a partire da queste considerazioni e da un intreccio di personaggi, avvenimenti e storie che si succedono, che Fabio Geda dipinge un magnifico affresco sui margini dell’uomo e del mondo.
Ci sono frontiere vicine.
E ci sono confini lontani.
Ci sono persone che si ammassano sulle spiagge per cercare di raggiungere il paradiso, o almeno il purgatorio, attraversando l’inferno di una distesa azzurra e infida.
E ci sono esseri umani che si accalcano a ridosso delle cittadine di confine per cercare di raggiungere il paradiso, o almeno il purgatorio, attraversando l’inferno di un manto bianco e ingannatore.
Andrea Luna, abitante del paradiso cui tendono i primi, attraverserà l’inferno dei secondi per trovare, finalmente, il proprio posto nel mondo.

Ed è proprio sviluppando la narrazione di un uomo in crisi e della sua rinascita, che l’autore ci propone, in filigrana, una efficace raffigurazione della crisi che ci circonda e la cui comprensione può rappresentare un primo e consistente passo nella giusta direzione. (G.M.)

mercoledì 4 giugno 2014

Martedì 3 giugno 2014 - Buon Compleanno Lele!


La giornata è sicuramente speciale.
Stare all'aria aperta, su di una panchina ai Giardini Luzzati, alle 19.30 passate, e non a casa propria a cena, come di consueto, è già una particolarità.
Solo un'ora e mezza fa ero al Museo Luzzati all'inaugurazione della nuova mostra su 'La donna serpente' di Carlo Gozzi, spettacolo che è stato allestito per 4 anni di seguito, dal 1979 al 1982, nei teatri di tutto il mondo.
La mostra non è molto estesa, posizionata com'è nelle sale Cannoniere, ma illustra bene la pluralità dei mezzi di espressione artistica che uno stesso testo può ispirare: l'opera teatrale, il cinema d'animazione, l'illustrazione per l'editoria, ma anche la cartellonistica con i manifesti.
E proprio la presenza di un manifesto esposto alla Mostra mi ha colpito, perchè ne ho uno identico.


Anzi non l'ho più io, ma mio figlio Andrea che l'ha appeso in entrata nella sua casa di Torino.
Vi sono raffigurate varie scene e -confesso che non l'avevo notato in particolare visto che l'intero manifesto è dedicato ai 20 anni del Festival del Fumetto e del Cinema d'animazione di Lucca- sono tutte tratte da 'La donna serpente'.
La differenza, non di poco conto per un collezionista quale io sono, è che la mia/nostra copia è impreziosita dalla firma e dalla dedica di Lele.


Ma ritorniamo ai giardini Luzzati, dove Matteo Manzitti dirige un gruppo di giovani strumentisti dell'orchestra sinfonica Simon Boccanegra.



L'omaggio a Lele dura un paio di minuti e si intitola "Happy CompleLele", a lui dedicato e originato dalla casuale sovrapposizione del compleanno di Lele con quello del (relativamente) giovane -come lui stesso tiene a precisare- compositore che si cimenta anche con la direzione.


Nell'aria un po' informale di questi giardini dove, vista l'ora, i più sorseggiano un aperitivo, volteggiamo le note dei 3 movimenti scelti dalla Serenata per fiati di Mozart.



La scenografia del palco, costituita dall'originale utilizzato 36 anni fa per lo spettacolo 'L'Opera Buffa', vale da sola la presenza a questo secondo appuntamento della serata.



Sono passati sette anni da quando Lele ci ha lasciati.
Ho ancora negli occhi la grande torta che festeggiava il suo 85° compleanno.


La sua vita si è fermata sei mesi più tardi, ma le testimonianze di affetto nei suoi confronti proseguono.
Sarebbe contento di vedere che non si semplici commemorazioni si tratta, bensì di occasioni per far rivivere lo spirito di gioiosa condivisione che lo ha animato per tutta l'esistenza.






lunedì 2 giugno 2014

A Genova (presso il Museo Luzzati) un Laboratorio autobiografico sull'empowerment autobiografico - giugno/luglio 2014



ORIENTARE IL FUTURO
L’EMPOWERMENT AUTOBIOGRAFICO

“Visto che le vecchie categorie sono inutilizzabili, occorre trovarne di nuove. In particolare, interessandosi alle categorie del soggetto autocosciente. Nella società della riflessività il soggetto occupa una posizione centrale.” Così si è espresso pochi mesi fa Alaine Touraine, uno dei maggiori sociologi a livello mondiale.
D’altra parte Edgar Morin, altra figura chiave della sociologia contemporanea che si definisce “anticonformista giovane novantenne” alla ricerca di un futuro sostenibile per l’umanità, nel suo recente scritto autobiografico ‘La mia Parigi, i miei ricordi’ afferma di non essersi mai fatto rinchiudere nel comparto sociologia, ma di aver navigato liberamente per decenni in modo transdisciplinare. Giungendo ad enfatizzare la centralità del soggetto che “…è potenzialmente non soltanto attore, ma autore, capace di cognizione/scelta/decisione.”
E ancora Duccio Demetrio, nel suo ‘Raccontarsi’ ci invita a intraprendere un ‘viaggio formativo’ alla ricerca dell’unità ed alla scoperta della molteplicità “che costituiscono il ritmo musicale, la colonna sonora del lavoro autobiografico”.

Partendo da questi spunti, il laboratorio intende consentire una prima sensibilizzazione su di un compito che può sembrare impossibile ma che rappresenta invece una sfida concretizzabile: come è possibile, cioè, orientare il proprio futuro.
La metodologia utilizzata vede la compresenza di un approccio autobiografico e di una sensibilità formativa di tipo psicosociologico. Verranno proposti diversi strumenti quali la scrittura autobiografica, specifiche esercitazioni e materiali-stimolo filmografici. Si lavorerà a livello individuale, in gruppi ristretti e con eventuali condivisioni nel gruppo allargato.
L’intento è quello di far sentire ciascuno protagonista del proprio percorso, favorendo processi auto-formativi, anche e proprio a partire dalle crescenti incertezze che ci circondano.
 
Il Laboratorio si svolgerà nell’arco di 5 incontri di 3 ore ciascuno ed è destinato ad un numero massimo di 20 partecipanti.
Gli incontri si svolgeranno il venerdì pomeriggio dalle ore 15 alle 18, nelle seguenti date:
13 giugno, 20 giugno, 27 giugno, 4 luglio e 11 luglio 2014.
La sede è il Museo Luzzati di Genova, Porta Siberia, Area Porto Antico 

I partecipanti che risultano già iscritti, alla data del 31 maggio, sono 15.

Per maggiori delucidazioni a livello organizzativo e sulla conduzione, cfr.:

http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=3381&Itemid=180