venerdì 29 maggio 2015

DUCCIO DEMETRIO E I SENTIERI DELLA GREEN AUTOBIOGRAPHY

di Giorgio Macario

Questa parole che mi accingo a scrivere intendono presentare ad un tempo le ultime riflessioni di Duccio Demetrio in tema di econarrazione contenute nel testo ‘Green Autobiography’ edito dalla Book Salad di Anghiari[1], e la prima iniziativa di incontro con l’autore –congiunta ai festeggiamenti per il suo 70° compleanno- realizzatasi ad Anghiari il 23 maggio 2015.

Lo stesso pomeriggio in cui avvio la lettura della Green Autobiografphy di Duccio Demetrio, l’architetto giapponese Kengo Kuma, in una conferenza al Palazzo Ducale di Genova, propone una green suggestion: dovremo imitare gli uccelli che costruiscono i loro nidi con i materiali che recuperano nel loro ambiente naturale, ed esigere che le nostre case siano costruite con i materiali più adatti allo scopo che ci circondano in natura. Accompagnando queste affermazioni con delle slide che lo vedono pernottare personalmente a 20° sotto zero in una abitazione ecosostenibile appositamente progettata. Il suggerimento mi è sembrato di buon auspicio per ritrovare quel ‘filo verde’ della presenza della natura in ciascuno, che rappresenta la green suggestion proposta da Demetrio, il quale, citando Bertolt Brecht, invita “a cercare dentro noi stessi il bandolo della matassa che forse avevamo smarrito.”   

D’altra parte l’avvio della lettura mi richiama subito alla mente uno dei recenti lavori di Demetrio su ‘La religiosità della terra’ (Raffaello Cortina, 2013) quando ci dice che prendersi cura della terra vuol dire anche raccontarla perché “la terra non lo sa, ma ha bisogno di essere narrata, che qualcuno la ricordi, che qualcuno la canti”. 

Demetrio approfondisce nella sua Green Autobiography il proprio disvelamento autobiografico, che passa attraverso il rapporto da lui coltivato con la terra e con la natura. E lo fa parlandoci, in un epilogo breve, di un ‘filo green’ che prende le vesti di un albero –la magnolia- che fin dall’infanzia affida all’autore il compito di non dimenticarla; Duccio Demetrio la rende immortale, scrivendone e considerandola quasi paradigmatica, perché primo nome di albero pronunciato nell’infanzia e pianta riscoperta dopo decenni nel giardino dei vicini, osservandola mentre scrive la parole conclusive del volume.

E’ ancora partendo dall’ultima parte del volume, breve ma intensa, che si può percepire la grande modestia dell’autore che sempre più allarga la sua autoanalisi autobiografica “stando al gioco”. Ed il suo stare al gioco si traduce nella realizzazione di una appendice di 30 pagine che mette insieme diverse “note sparse”, “strettamente personali”, che intendono aiutare tutti i lettori ad applicare i consigli suggeriti nelle 300 pagine che precedono. In questo senso l’autore potremmo dire che ‘predica bene e razzola meglio’, mettendosi in gioco fino in fondo e dimostrando concretamente che qualsiasi soluzione suggerita agli altri va sperimentata anzitutto su se stessi.


Non a caso l’incontro del 23 maggio nel teatro di Anghiari, dopo la proiezione di un magnifico book trailer che vede come protagonista l’autore e il suo inseparabile amico a quattro zampe Giotto, una calda presentazione da parte della Presidente della Libera Università dell’Autobiografia in linea con il clima autobiografico dell’incontro e alcune brevi richiami ai contenuti del volume da parte del sottoscritto, è proseguito con diverse letture tratte proprio dalla terza parte del volume, intitolata ‘Stare al gioco. La mia green autobiography’.

Credo siano state proprio queste ripetute sottolineature sull’ultima parte del testo che hanno portato l’autore, nel suo discorso, a concentrarsi sull’importanza della comunità degli autobiografi che si incontra ad Anghiari ormai da 18 anni ed a svolgere considerazioni e letture tratte dalle restanti 300 pagine del suo scritto. Ponendo al centro quindi sia la prima parte sulle “questioni di senso” della green autobiography, sia sulle “questioni di metodo” che racchiudono consigli e citazioni tratte dagli scritti di personaggi illustri, di autori meno noti e di partecipanti alle innumerevoli esperienze laboratoriali condotte dall’autore negli ultimi decenni.
“Anche perché - ha affermato comunicando il suo stesso stupore nell’essersene accorto- ho potuto riscontrare la centralità della presenza della natura nelle rievocazioni dell’infanzia e dell’adolescenza in centinaia e centinaia di scritti autobiografici di partecipanti ai laboratori che organizzavo, spesso indipendentemente dal fatto che questa fosse citata esplicitamente nei suggerimenti iniziali che fornivo.”

“La comunità degli autobiografi – ha proseguito- è composta non solo da scrittori di sé, ma è una comunità che cerca di difendere le storie degli altri. E questa difesa si esprime anche dando legittimità, scrivendone, agli uccelli, ai fiori, agli alberi, ai fiumi e a tutti gli elementi della natura.”
E suggerendo più oltre: “Se diventiamo amici della scrittura, ogni scoramento potrà essere una fertile occasione di comprenderci e di comprendere meglio.” Non senza ribadire la centralità della scrittura e della penna che scorre sulla pagina, immaginando in una metafora sulla fertilità della terra, ogni singola parola come semenza.
Subito dopo sono iniziati i festeggiamenti veri e propri per il 70° compleanno di Demetrio, con gli immancabili doni, un omaggio musicale della ‘Compagnia dei Ricomposti’ di Anghiari ed un rinfresco preparato direttamente sul palco, a rimarcare –se ce ne fosse bisogno- la volontà di restituire protagonismo alle decine e decine di amici, colleghi ed allievi che gremivano la platea e gran parte dei palchetti del teatro.




Ma, mi direte, quali sono i possibili sentieri della Green Autobiography?
Credo che ciascuno, leggendo il libro, potrà richiamare quanto sentirà maggiormente in sintonia con il proprio percorso personale.
Da ‘autobiografo in erba’ quale mi sento, posso segnalarvi i brevi titoli che ho dato alle sette citazioni postate su Facebook in un ‘conto alla rovescia’ realizzato nei 7 giorni che hanno preceduto l’incontro anghiarese.[2]
Questi titoli costituiscono una sorta di fil rouge della lettura effettuata: dallo ‘scrivere green’ a ‘per chi scrivere’, dalla ‘sacralità della terra’ all’ ‘etica della terra’, dalla ‘grandiosità della natura’ al ‘camminare nella natura’, per finire con ‘l’albero salvato’.
E dirvi che, per quanto mi riguarda, Demetrio è riuscito nel suo intento: con negli occhi le numerose ‘camminate meditative’ realizzate negli scorsi anni, andrò quanto prima alla ricerca del mio ‘filo verde’ riconciliandomi –per quanto possibile- con “il trascorrere delle stagioni della vita”.

Il testo della presentazione, senza le immagini, è pubblicato anche sul sito della LUA fra i Consigli di lettura, all'indirizzo: http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=3920&Itemid=109 


[1] In libreria dal 1 giugno 2015.

domenica 24 maggio 2015

DUCCIO DEMETRIO e la GREEN AUTOBIOGRAPHY

La natura è un racconto interiore

Queste brevi citazioni sono frutto di una settimana di lettura dell'ultima fatica di Duccio Demetrio, che sarà in libreria dal prossimo mese di giugno 2015. Il volume, intitolato 'GREEN AUTOBIOGRAPHY - La natura è un racconto interiore' è edito dalla Book Salad di Anghiari.
Le diverse citazioni sono state proposte, alla stregua di un 'conto alla rovescia', su Facebook al Gruppo della Libera Università dell'Autobiografia in altrettanti post quotidiani accompagnati da alcune fotografie scattate durante le numerose 'camminate meditative' da lui condotte negli anni scorsi.
Da queste esperienze hanno preso avvio le successive proposte della Scuola di Econarrazione.

Scrivere Green

"...scrivere green è anche diventare biografi di una natura che non ha -come noi- le parole, che però scrive a suo modo le sue storie con il vento sulle rocce, con le acque creando rivoli, con le radici scavando sotto terra, con il volo degli uccelli e il loro canto, con le innumerevoli configurazioni della luce del giorno o delle nuvole."

Per chi scrivere

"E se un altro dubbio, come è naturale, ci attraversasse (ma per chi? A chi farla leggere?) la risposta dovuta e coerente con lo spirito stesso dell'autobiografia non potrà che essere questa: "In primo luogo per me!" 
Sia poi essa stampata a proprie spese, affidata a un quaderno o all'inchiostro di una stampante casalinga, poco importa."

Sacralità della Terra

"Che cosa dunque più della Terra cui apparteniamo inequivocabilmente (...) può dirsi sacro? (...) Sacralità è soffrire per un bosco in fiamme, reagire allo scempio inutile e sadico degli animali; è aspettare la pioggia o temerla, udire il richiamo di un uccello e provare una gioia pura nel riconoscerlo in volo. La terra sa rivelarci se stessa, nel suo manifestarsi estetico, aprendoci al contempo a noi stessi per meglio offrirci la coscienza di appartenerle indissolubilmente anche perché un giorno torneremo a essa."

Etica della Terra

" 'Dubito fortemente che esista un'etica della convivenza che possa prescindere da un'etica della terra' (...)
Così si esprime, in una lunga intervista rilasciata a Carlo Petrini, don Luigi Ciotti, una tra le figure più rappresentative di una spiritualità attenta al Vangelo, combattiva contro il sopruso, le mafie e la povertà legata alla diffusione dell'ingiustizia e della legalità. Nella sua autobiografia green, che mi auguro prima o poi scriverà o detterà a uno scrivano, la fondazione di Libera -con le storie delle terre sottratte alle potestà mafiose e affidate a centinaia di coraggiosi giovani agricoltori- rappresenterà un momento alto per tutti noi, in cui giustizia sociale e giustizia verso la natura potranno finalmente incontrarsi."

Grandiosità della natura

"Ogni storia, nella sua unicità, ne ha alle spalle un'infinità (di messaggi che hanno a che vedere con la natura); è affascinante perciò scoprire, nella filosofia o nelle arti, che qualcuno ha provato migliaia, centinaia e decine di anni fa le stesse emozioni che possiamo vivere oggi dinanzi a un mare in tempesta, a una bonaccia estiva, al guizzo di un pesce volante, al cospetto di un albero in fiore che credevamo ormai spacciato, al sentimento di pietà verso un animale ucciso inutilmente o alla grandiosità di un vulcano in eruzione."

Camminare nella natura

"Il buon camminatore, se cammina per e con filosofia, pensa sempre senza affaticarsi, poichè trae spunto da ciò che vede, annusa, raccoglie e scrive, sempre interrogando e interrogandosi, senza rinunciare alla poesia che gli ispira quel che trova spesso per caso; è un errante filosofo, talvolta principiante, che riesce a lasciarsi alle spalle le preoccupazioni personali, che non va per far due passi o più per schiarirsi le idee. Cerca, nell'andare, la via per sentirsi meglio facendo 'alba' nella mente, e rende aurorali le realtà più scontate."

L'albero salvato


"Il libro è finito, sono i primi di marzo. Dall'ampia finestra guardo la magnolia dei vicini brillare alla luce della tarda mattina. (...)
Magnolia fu il nome del primo albero che imparai, le cui foglie mi attrassero per la loro concavità, nonostante quella parola difficile da pronunciare per un bambino di 2-3 anni, quasi uno scioglilingua. E ora me la ritrovo dinanzi. Tutti noi abbiamo un albero che ci piace, perchè è stato il primo: il mio, scopro alla fine, è lei. (...)
Credo mi abbia affidato il compito di non dimenticarla, perchè la magnolia è una pianta sempreverde, il vessillo di un'illusione di stabilità, nonostante il trascorrere delle stagioni della vita che vedo ora, una per una, più chiaramente di prima. Il tempo però è inesorabilmente durata, mi rammenta in quest'istante, mentre alzo gli occhi dal foglio per raccogliere non più solo l'estremità di quel filo cercato in questi mesi, ma un'intera storia."
Una conclusione green, non poteva essere altrimenti.

La presentazione del volume ad Anghiari (23 maggio 2015)

Le sole citazioni sono riportate anche sul sito della LUA all'indirizzo: 
http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=3916&Itemid=80